In onore di una prostituta di Miami: Mika racconta la vera storia della sua vita

Oggi è accaduto qualcosa di buono, una di quelle cose che rimarranno lì, da qualche parte tra la mente e il cuore, per sempre. Davvero.

“Gli ultimi due anni hanno cambiato la mia vita, sono diventato vittima delle persone che fanno il vostro lavoro, o almeno quello che sperate di fare da grandi. Queste persone hanno quasi rovinato tutto ciò che ero”.

Ieri, martedì 11 dicembre 2013, MIKA ha tenuto davanti  ad un’aula piena di studenti della Bocconi quella che doveva essere una lezione di marketing, ma che si è poi rivelata molto di più. E qualcosa di molto meglio.

Il racconto di una storia genuina e stimolante, il mondo di un artista. Ciò che più mi colpisce è  guardare indietro verso quelle sfide, quelle battaglie all’inizio di una carriera, e poi pensare al presente , con tutti i traguardi e i successi negli occhi pieni di gioia dell’artista.

Mika sottolinea quanto sia importante, a volte, prendere delle decisioni in cui la nostra mente vorrebbe dire no e il nostro subconscio dice egoisticamente Sì. La pessima coordinazione tra la mente  e le parole è ciò che lo ha salvato negli ultimi anni.

Il testo che segue è un estratto dalle parole che Mika ci ha regalato ieri sera, in Aula Gobbi. Purtroppo è difficile contenere solo nelle parole tutte le emozioni che si sono alternate costantemente durante il discorso, e l’abilità di Mika di catturarci, fino alla fine, ponendosi allo stesso livello della platea, ciondolando le gambe seduto al limite del palco.

Qualcuno mi conosce come cantante, qualcun altro mi conosce perché faccio parte di un talent show italiano, e qualcuno di voi non mi conosce proprio. Io sono Mika, anche se questo non è il mio vero nome: mi chiamo Michael Holbrook Penniman Junior, e questo nome è molto sexy.

A Gennaio sarò a Los Angeles per iniziare il mio quarto album  che è tutto quello che ho, la cosa più importante della mia vita. Ma ora sono giudice di X Factor Italia, sono coach a The Voice in Francia, e gestisco un’azienda che ho creato otto anni fa con mia sorella: sono molte cose, a stranamente non sono mai stato più eccitato all’idea di andare in uno studio e iniziare a registrare.

All’inizio della mia carriera ho fatto il contrario di quello che voi fate, o almeno dovreste fare. Avevo una mia visione di cosa significa una strategia di marketing che mi potesse proteggere dai media e dal pubblico, e pensavo che questo mi avrebbe permesso di essere libero.  

Ora ho capito che mi sbagliavo completamente, quell’isolamento che pensavo avrebbe tutelato la mia musica mi ha quasi ferito. Penso che per chi si occupa di marketing sia essenziale proteggere e preservare la persona che sta passando dall’essere sconosciuta all’essere commerciale.

Il mio primo album è uscito nel 2007, ma la mia carriera iniziò quando avevo 11 anni. Sono stato espulso da scuola, e per un anno ho fatto lezioni di canto con una insegnante russia che mi picchiava quando sbagliavo.

Ma ha funzionato, perché ho trovato un lavoro. Ero e sono dislessico, non sono in grado di leggere la musica, ma ho sempre avuto due peculiarità: comporre e registrare molto velocemente musica inascoltabile e jingle pubblicitari terribili, molto terribili.

Nello stesso giorno ho registrato una canzone giapponese con due diverse orchestre, e poi una pubblicità per una marca di latte, di chewingum, o una compagnia aerea.

Però guadagnavo dei soldi, e non c’è mai nulla di male in questo se intanto ti diverti. Poi la mia voce è esplosa, purtroppo o per fortuna. Ho iniziato a scrivere canzoni e mandare demo come un maniaco, e sono rimasto prevedibilmente deluso. Ho fatto audizioni per ogni scuola di musica e sono stato rifiutato da tutte al primo provino.

Pieno di delusione mi sono iscritto alla London School od Economics, sono andato al primo giorno di lezione, spendendo 495 pound per i libri, e quando erano lì davanti a me, ho avuto paura che la mia vita da cantante iniziata a 11 anni fosse già finita. Il mio sogno di vivere nella musica stava finendo, ho avuto un momento di panico.

Due ore dopo ho lasciato i libri sul tavolo, sono andato via dalla London School of Economics e non ci sono mai più ritornato. Sono corso alla Royal School of Music, ho aspettato quattro ore la persona che non mi aveva preso dopo il provino.

L’ho seguito fino alla sua macchina, l’ho implorato, volevo un secondo provino. Per quel secondo provino, gli spiegai, avevo lasciato la London School of Economics.

Ero vestito bene perché il primo giorno di scuola ci si veste bene, ero l’unico in giacca e cravatta. Sembravo un tipo strano, egocentrico. Invece ero vestito così perché pensavo fosse normale vestirsi così per andare all’università, non avevo in programma di andare a fare un provino per una scuola di canto quella mattina.

Forse proprio per il mio abbigliamento decisero di concedermi quella seconda audizione, e ottenni l’opportunità che stavo cercando. Un posto in una scuola di musica, finalmente. A questo punto dovevo trovare un mondo per rimanere lì, perché il primo anno doveva essere una prova. Il governo protegge le persone disabili, e io ero dislessico. Ottenni il rimborso della retta, e con quei soldi andai a Miami.

Incontrai una donna che voleva lavorare con me, produrre la mia musica, si chiamava Jodi. Io e Jody iniziammo venderci, componendo le peggiori canzoni che ci venivano richieste da diversi clienti, per avere in cambio la possibilità di usare gratuitamente il loro studio di registrazione.  Stavamo rinchiusi a provare e registrare fino al mattino.

Io non avevo la patente, quindi Jody mi passava a prendere con la macchina ad un benzinaio nella parte nord di Miami, e lì mi riportava quando finivamo negli studio. Nella periferia di Miami, alle 3 o alle 4 del mattino, da solo: non è molto carino.

Qui incontrai Carolina. Una prostituta sulla cinquantina,  lì, tutte le notti, all’angolo di quel benzinaio, ad aspettare i clienti. Pochi.  Ero affascinato da lei, dalla sua incredibile forza. Un giorno non la vidi più.

Le ho dedicato molte canzoni, una di quelle è stata “Love Today”. Un paio di anni dopo ho ricevuto una nomination per un Grammy award per una canzone che parlava di prostituzione. Non di Carolina. Eravamo io e Jody a prostituire le nostre voci, odiavamo farlo, ma avevamo bisogno di usare la sala di registrazione. La differenza è che la prostituzione è stata l’inizio della mia carriera, per Carolina era la fine.

Sono tornato a Londra pronto per affrontare nuove sfide, senza vergogna. Ero stanco di essere rifiutato a causa del mio look, o per il mio sound. Ho deciso di prendere il controllo della mia vita, e con mia sorella Jasmine ho creato un’immagine diversa di me. Non  mi sentivo giusto per il mondo di tutti, quindi ho creato il mio modo di vivere e ho invitato le persone a condividerlo con me. E questa è l’estetica con cui lavoro oggi.

Le major si stanno espandendo in maniera esponenziale e il numero di artisti che hanno l’opportunità di avere un piano di promozione si contano sulle dita di una mano. Sono un artista all’interno di una minoranza che si trova in una industria in crisi, dipendo dai rapporti con le radio di tutto il mondo. Senza un’efficace promozione riduco il mio potenziale. Io sono la somma dei miei mercati.

L’anno scorso ho fatto un album che si chiama “The Origin of Love”. Non era per niente adatto per la radio, ma non mi interessava. La carriera di un artista non dipende solo dalla radio. Senza la radio la mia promozione internazionale definita dalla Universal si è fermata, e quindi ho avviato una mia personale promozione. Ho cercato sponsor, come un’azienda di dentifricio indonesiana.

Durante una vacanza sull’Himalaya, mentre stavo rischiando di morire congelato mi sono ripromesso di lavorare sodo per non essere mai allontanato dalla musica. Questa decisoone ha cambiato il mio 2013. Infatti quest’anno, per la prima volta nella mia vita, non sto aspettando le proposte della Universal  per la mia promozione.

La forza di Carolina è entrata nella mia vita diventando coraggio, sfrontatezza, creatività, popolarità, credibilità. Questi elementi possono coesistere.

Ditemi pure che sono una prostituta, ma lo sono grazie a tutti voi.

Le prostitute sono sempre state fonte di ispirazione per la musica, dalla Trvaiata a Roxanne.

Freddy Mercury diceva che tutti siamo musical prostitute, e sono d’accordo. Ma aveva ragione  Churchill: una sera, ad un party interrogò una donna riguardo alla prostituzione: “Se le dicessi che sarei pronto a pagare 5 milioni se lei dormisse con me, accetterebbe?”.

E la donna: “Per 5 milioni potremmo discuterne”. “Se invece la pagassi 5 pound, dormirebbe con me?”. A questo punto la donna si arrabbiò: “Che genere di donna crede che io sia?”, ma Winston Churchill replicò “Abbiamo già stabilito che genere di donna è lei, ora parliamo del prezzo.”