Linkin Park: The Hunting Party Tour – Il Concerto all’Ippodromo Capannelle di Roma (6 settembre 2015)

Il 6 Settembre, dopo un solo anno dal concerto di Milano, i Linkin Park sono tornati in Italia per il primo show della loro carriera a Roma.

Due ore di concerto ad alta intensità, come da programma, hanno attirato una folla di oltre 35mila persone, in coda da un’infinità di tempo, per cercare di accaparrarsi le tanto sognate prime file.

Dalla parte degli spettatori il tempo meteorologico, con nuvole clementi che impedivano al sole di bruciare la platea, come invece accadde l’anno scorso a Milano; sfavorevole la poco simpatica scelta di riprodurre due spot a ripetizione sui maxi schermi per quasi sei ore. Alienante è dire poco.

Special Guest della serata è la banda canadese dei Simple Plan che inizialmente ha diviso in due fazioni il pubblico, tra chi li applaudiva e chi li avrebbe eliminati fisicamente, tanta la voglia di vedere i LP. Fortunatamente per loro sono stati poi capaci di conquistare tutti con hit come ‘’Welcome to my life’’ e ‘’Summer paradise’’, accompagnate con ottime coreografie e palloni gonfiabili lanciati sul pubblico.

Finalmente arriva il momento tanto atteso: lampi di luce e singoli colpi di percussioni alternati a secondi di silenzio; esplosioni improvvise che fanno subito capire che piega prenderà il concerto. Entrano in scena e sembra quasi l’apoteosi, ma quella, vedremo, verrà raggiunta in seguito.

I primi brani sono una scarica di adrenalina unica da ‘’Papercut’’ a “One Step Closer”, da ‘’Rebellion’’ a ‘’A Line In The Sand’’. La scaletta prosegue con pezzi del calibro di ‘’Given Up’’ e ‘’From The Inside’’, tutte suonate una meglio dell’altra.

Il pubblico risponde benissimo e Chester propone la solita frase “You are the best crowd in rock history!”. Uno scambio continuo di emozioni, un caricarsi a vicenda, una dimostrazione di affetto e stima reciproci davvero invidiabili e la consacrazione ufficiale a miglior piazza, come sottolineato successivamente da Mike sul suo profilo Twitter.

‘’Lo dicesti anche a Mosca’’ gli faranno notare. ‘’Vero, ma ieri vi hanno distrutto’’ è la risposta. Punto all’Italia.

Tornando al concerto, la scaletta inizia a rallentare come di consueto, passando da“Castle of glass” fino al medley “Leave out all the rest”-“Shadow of the day”-“Iridiscent”, passando dalla rabbia alla poesia, dalla velocità incalzante alla quiete.

I ritmi si rialzano e si alternano ai pezzi rap del progetto Fort Minor di Mike Shinoda e ai classici intramontabili come “Numb””In the end”“What I’ve done” e ‘’Final masquerade’’, singolo presente nell’ultimo album, entrato subito nel cuore dei fans e accompagnato da palloncini colorati e LED, che hanno reso ancora più spettacolare quello visto fino a quel momento. Continui i commenti dei due cantanti  “It’s incredibile”, “the best fans”, ’’keep singing, I love it!’’ “unforgettable energy”.

Consueto minuto di pausa a metà concerto, ma stavolta non riattaccano subito: momento di silenzio e breve monologo di Chester, volto a ricordare Alessandro Di Santo, il fan che è venuto a mancare in un terribile incidente ormai mezz’anno fa.

E qui accade l’impensabile, l’inaspettato: si leva un urlo “A Place For My Head!” che viene ripetuto senza sosta da tutto il pubblico. Una cosa normale durante un concerto, ma i veri fan dei LP ben sanno che Mike e Chester non hanno mai fatto uno strappo alla regola e hanno sempre seguito la scaletta.

Questa volta però i membri della band sembrano pensarci seriamente su. Canzone eliminata dalla setlist ufficiale da anni, inconcepibile credere nel miracolo.

Chester allarga le braccia ed esclama ‘’As you wish’’.
Mike si allontana dalla tastiera e prende il microfono.
Brad suona l’intro di chitarra di A Place For My Head.
APOTEOSI.

L’ippodromo esplode e si trasforma in una bolgia mai vista. Ci si rende conto di essere lì in quel momento, di assistere a quello che può essere considerato un avvenimento storico per la band e i suoi fans e che probabilmente non si ripeterà mai più.

Si dimenticano le ore di attesa, si cancellano dalla mente i due motivetti che accompagnavano gli spot, divenuti insopportabili, non si sente più la fatica. Si salta, ci si scatena, si piange, ci si abbraccia a sconosciuti come se fossero fratelli o amici di una vita.

Indescrivibile la carica degli ultimi 3 brani, chiusi da una magistrale interpretazione di“Bleed it out”.

Finisce il concerto, ma ci vuole un po’ per riprendersi e per incamminarsi verso l’uscita.
La consacrazione del pubblico italiano è finalmente avvenuta. Non si dovranno più aspettare 13 anni tra un concerto e l’altro, ne sono tutti certi. Tutti sperano di vedere una data italiana presente in ogni futuro tour e si allontanano sognando.

A distanza di giorni si sente ancora l’adrenalina. God bless LP

Scaletta

INTRO
PAPERCUT
GIVEN UP
REBELLION
POINTS OF AUTHORITY
ONE STEP CLOSER
A LINE IN THE SAND
FROM THE INSIDE
RUNAWAY
WASTELANDS
CASTLE OF GLASS EXP
MEDLEY – LOATR, SHADOW, IRIDISCENT
ROBOT BOY
NEW DIVIDE
BREAKING THE HABIT
DARKER THAN BLOOD (intro) [Steve Aoki]
BURN IT DOWN
FINAL MASQUERADE
REMEMBER THE NAME [Fort Minor]
WELCOME [Fort Minor]
NUMB/ENCORE
IN THE END
FAINT
PLACE FOR MY HEAD
WATING FOR THE END
WHAT I’VE DONE
BLEED IT OUT