Era il 1936 quando Fritz Lang diresse Fury, era il 1936 quando gli fu imposto di inserire un finale sdolcinato in quello che sarebbe stato il suo primo film americano.
Fritz Lang odiò quel bacio imposto e se vi state chiedendo cosa ci azzecchi The Drop con un film di Lang credo che dobbiate vedere l’ultima fatica di Michaël R. Roskam perché senza ombra di dubbio Lang avrebbe applaudito durante e dopo la visione del film in questione. Soprattutto nel finale, un finale senza baci, un finale felice ma secco, duro come pochi.
Finora non conoscevo nulla realizzato dal regista Michaël R. Roskam, ma, dopo la visione dell’opera in analisi, posso dire di essere rimasto decisamente folgorato dal suo modo di fare cinema.
Basato sul racconto breve Animal Rescue di Dennis Lehane che ha co-firmato la sceneggiatura, The Drop – Chi è senza colpa è una storia criminale, è una lotta per conquistare e mantenere l’affetto di un animale prima e di una persona poi, è un colpo di scena continuo, è la storia di un uomo, di una donna e di un cane. Ma forse è anche la storia di tutti noi.
Il protagonista di questo noir moderno è Bob.
Bob Saginowski è un umile barman di Brooklyn meravigliosamente interpretato da Tom Hardy. E’ un cattolico timido e solitario, un timorato, una persona fanciullesca che si rifugia nella Chiesa quando può.
Anche se in passato Bob è stato un criminale, oggi non rimpiange quei giorni e anzi sembra avere un segreto. E come se avesse un peso sulla coscienza, un peso che neanche Dio può togliere. A dimostrazione di ciò sono circa dieci anni che non fa la comunione e passa le sue giornate lavorando al bar di cugino Marv (James Gandolfini), l’ ex proprietario, che sfrutta il locale come copertura e come deposito di denaro sporco della mala cecena.
Da subito capiamo quanto questi due personaggi siano diversi fra loro: Marv è freddo, è Paulie di Rocky riletto in chiave dark, ed aspetta l’occasione buona per far vedere quanto valga. Non ha dimenticato il suo passato e cova odio verso coloro i quali lo hanno spodestato dal suo trono – anche se questo trono ha le sembianze di uno sgabello da bar.
Marv ha perso il rispetto verso sé stesso, giorno dopo giorno legge l’insegna del bar con scritto il suo nome pur sapendo a chi appartenga davvero il locale dove lavora. La cosa lo irrita e vuole riconquistare quello che ha perso. Pianifica così di rubare il deposito crediti della mafia cecena presso il suo locale, con il povero Bob all’oscuro di tutto.
Nel mentre entrano nella vita del silente Bob un cucciolo di pitbull e Nadia, interpretata dalla bella e brava Noomi Rapace, una donna dal passato problematico che, proprio come Bob, vive sola e cerca la felicità.
Il nostro barman inizia a frequentarla ma qualcuno “marca il territorio”, quel qualcuno è Eric Deeds un pazzo omicida (?) che rivendica la proprietà su Nadia e sul pitbull trovato in un cassonetto vicino casa della ragazza. Il pitbull animale fiero, forte, spesso dipinto come bestia violenta, nel film rappresenta l’innocenza.
È lui la vera vittima all’interno dell’opera firmata Roskam: nel film rappresenta la ricerca della normalità e di una felicità momentanea. Per Bob il cucciolo è come un figlio, gli offre una casa, una protezione e gli dà un nome: Rocco.
Rocco, che è come un bambino, è l’unico vero innocente, è l’unica vera vittima, gli altri sono tutti complici.. compreso Bob. Per l’intero film, da buon cattolico quale lui è, Bob cerca di appianare la situazione e mentre porge l’altra guancia, cerca di fare buone azioni e di restare calmo ma le cose precipitano in una escalation di violenza verbale/fisica. Allo spettatore rimane da farsi una sola domanda: quale segreto nasconde il nostro barman ?
Ultimo film con James Gandolfini quello che si presenterà ai vostri occhi, qualora scegliate di vederlo, è un noir dove lo spettatore si muove fra rapine a mano armata, racket ceceni, indagini poliziesche, Chiese rivelate da agenzie immobiliari; The Drop è un’opera nella quale poliziotti troppo svegli spesso sono impossibilitati ad agire come vorrebbero dalla legge, nella quale l’animo umano e la religione trovano il posto che meritano.
I personaggi sono ambigui, giusto e sbagliato si fondono, il regista costruisce bene sia le atmosfere ma anche e soprattutto i personaggi che si alternano in questo bar di periferia. Da vedere assolutamente.