Il sogno di ogni scrittore è quello di sbancare come J.K. Rowling o grazie ad una saga come quella di Twilight e, a volte, il successo è davvero inaspettato.
Spopola negli USA e finalmente arriva in Europa, dopo complimenti da parte dei magazine più autorevoli e dopo aver scalato la classifica del New York Times: “Uno splendido disastro” di Jamie McGuire è il romanzo che sta facendo impazzire la generazione adolescenziale di tutto il mondo.
E pensare che la sovra citata autrice è stata fino all’ultimo sul punto di non buttarsi, ma, per sua – ma anche nostra – fortuna, i consigli delle amiche hanno avuto la meglio. Tutte le case editrici a cui ha inviato la bozza del suo manoscritto hanno iniziato una lotta sanguinolenta per accaparrarselo ma Atria, una delle più influenti, ha avuto la meglio.
Ora il libro, che, al contrario del titolo della storia, è tutto fuorché un disastro, viene tradotto in 25 lingue e sta viaggiando tra le mani di lettori e lettrici di tutta Europa.
Spesso capita che un libro non lo scegliamo ma ci scelga. La mia esperienza sono sicura che sarà simile a quella di molte altre lettrici come me: sei in libreria, guardi un po’ in giro i titoli proposti recentemente, afferri qualcuno e ne leggi il DNA sulla sinistra della pagina dietro la copertina, quasi nessuno ti incuriosisce oppure altri inizialmente sì, ma poi leggi qualcosa che non ti va a genio e pensi che non ne valga la pena; poi, ti incuriosisce la foto di copertina di “Uno splendido disastro” e inizi a soppesarlo fra le mani, vedendo di cosa si tratta.
Abby, una ragazza al primo anno di università. Abby, con le consuetudini del college e la vita a diciannove anni. Abby, che incontra il ragazzo più sbagliato che possa esistere, come a tutte noi almeno una volta è capitato.
Abby, che potrei essere io, una mia amica o un’immagine riflessa del mio inconscio. Quando tutte le coincidenze ti spingono a spendere quei 16,40 euro, è fatta. Quando torni a casa, la sera, prima di andare a dormire, inizi a leggere le prime righe, poi le prime pagine, che diventano i primi capitoli.
E, via via, entri sempre più dentro la narrazione fino a farti coinvolgere sempre più. Ti lasci trascinare, come accade coi film, entrando nella mente dei protagonisti, ma al tempo stesso sentendo come se fossi un personaggio tu stesso presente nella scena e, pagina dopo pagina, provi il dolore delle parole scritte e afferri le sensazioni che leggi, nonostante tu non le stia provando in prima persona.
Abby e Travis sono una storia d’amore anche troppo vicina agli schemi comuni, la ragazza di provincia e il teppista che non si innamora mai ma ora toppa nel suo intento, eppure hanno un’originalità, perché sono più autentici di qualsiasi schema o finzione.
Abby rappresenta i sani principi di chi rinuncia ad essere la ragazza di una notte e quando incontra Travis è decisa a resistergli per non dargliela vinta. Senza mettere in conto che, a quelli come Travis, un rifiuto può far dare di matto.
E così succede: i ruoli si capovolgono e il tipo da “una notte e via” riscopre la pace, che aveva perso da bambino, nel guardare dormire Abby, che quanto più cerca di non conquistarlo, tanto più si innamora.
Uno splendido disastro perché la vita di due così, insieme, non è mai semplice: è una passione feroce e verace, che logora ma non stanca mai, che sembra finire ma ritorna più viva di prima. Un fuoco forte, insensibile alle gelosie, agli errori, alle parole di odio dette per la rabbia, a chi non ci ha mai creduto che potesse durare.
E per questo bello, forte, puro, mai scontato, vissuto tanto a pieno da sentir male. L’amore di chi si sceglie dal primo battito di ciglia e che da quel momento in poi non ne potrà più fare a meno.
Ma non è solo un racconto d’amore, è di più, è una storia di amicizia che viene prima di ogni cosa, ma anche di riscatto dal passato, dalle ferite che non si sono ancora rimarginate e dai problemi familiari.
È da prendere a mani nude per afferrarla interamente e coglierne ogni sfumatura, ogni sentimento, ogni atmosfera. È una storia che ci permette anche di sognare e di credere che non serve smettere di avere fiducia, perché c’è sempre qualcosa nella vita che può farci cambiare idea.
Non è caso o fortuna quello che è piombato nella vita della McGuire, perché in più di 300 pagine si racchiude un racconto profondo, intenso, passionale, entusiasmante. È uno di quei libri che, una volta che lo hai iniziato, non riesci a non finire in men che non si dica, perché mantiene vivo il racconto continuamente, è una narrazione che non abbassa mai la guardia e che necessariamente ti fa sentire l’esigenza di continuare a leggerlo per assaporarlo tutto d’un fiato.
Credo sia questo che abbia colpito le case editrici d’America, la capacità di accaparrare l’attenzione sulla carta stampata, cosa rara ai giorni nostri, abituati ad avere solo schermi a cristalli liquidi di fronte alle nostre pupille.
E quando il coinvolgimento è tale, ti ritrovi a non resistere alla tentazione di scordare il mondo fuori e tenere acceso solo quello della finzione cartacea, dimentichi anche il tempo che passa e perdi le abitudini delle tue giornate perché, pur volendo, nessuna pagina ti sembra quella giusta per interrompere la tua lettura.
Libri del genere diventano amanti passionali di pochissimi giorni e dopo ti lasciano un vuoto che, purtroppo, un altro libro non sa colmare; non perché quello appena concluso valga il titolo di migliore al mondo, quanto perché ti racchiude in una storia che fai tua fino all’inverosimile e, qualsiasi altra, non sarà mai la stessa.