In una Berlino frontiera nel cuore dell’Europa e già melting-pot di culture e popoli diversi, nascono nel 1982 i “CCCP – Fedeli alla linea” formati da Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Umberto Negri; rispettivamente voce, chitarra e basso.
Evitando la storia della loro gavetta, vorrei subito giungere al punto: nel 1985 il gruppo rilascia il suo più grande capolavoro 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età, titolo chilometrico ma denso di significato.
Sofocle aveva detto di Eschilo “ch’egli faceva il giusto pur senza averne coscienza”. Ritengo che questo giudizio possa essere esteso anche ai CCCP, perché con la loro opera, e in particolare con questo disco, hanno dato forma alla crisi esistenziale contemporanea.
“E’ una questione di qualità o una formalità” queste le parole che aprono l’ottava canzone del disco – “Io sto bene” – e danno la dimensione esistenziale del tentativo di critica, decostruzione e possibilmente costruzione operato dal trio emiliano.
Questa frase, questo monito, questo mantra tenta di risvegliarci da un sonno dogmatico in cui la società moderna ci ha forzatamente costretto. Quello che facciamo, il decidere “di farla finita con qualcuno o qualcosa” è solo una decisione puramente legata al contingente quotidiano o è la manifestazione sul piano dell’esserci della nostra volontà?
“Io sto bene, io sto male, io non so più come stare” è quindi conseguenza più diretta di questo profondo malessere.
“Non so dei vostri buoni propositi perché non mi riguardano, esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell’epoca in cui vivo” – incipit di “Morire”, settimo brano – definisce una dimensione dove l’uomo viene costretto a vivere senza che egli possa esprimere il suo giudizio.
Questa “vita” scandita da un incessante ciclo produci-consuma-crepa è vuota e, alla lunga, corrosiva. Con ogni probabilità questa vita è frutto del sistema di produzione reintrodotto con l’avvento del neoliberismo proprio in quel periodo in Occidente.
In un intervista del 1984, il chitarrista Zamboni afferma: “Noi ci sentiamo europei, dall’intelligenza più piena all’ignoranza più bestiale. Scegliamo l’Est per ragioni etiche ed estetiche. All’effimero occidentale preferiamo il duraturo; Alla plastica l’acciaio. Che futuro per un’Europa che non può ammettere che Pankow, Varsavia, Praga sono città europee a tutti gli effetti?”
In quel momento, loro erano davanti a una scelta fondamentale per la nostra identità in quanto uomini e in quanto europei: le divisioni devono essere superate, dobbiamo raggiungere quell’unità di cui siamo i frammenti e questa deve essere protesa con fierezza e potenza verso il futuro. Il sogno di un’Europa unita deve essere presente nelle nostre coscienze politiche.
In un accostamento, forse azzardato o forse azzeccato, credo che la profondità di queste riflessioni abbiano la stessa portata delle ricerca avanguardiste dell’inizio del ‘900: l’avanguardia è formata da chi, a rischio di perdere la propria vita, esce allo scoperto per tentare di raggiungere nuovi e inesplorati luoghi.
Ed è quindi l’unica possibilità per tornare a saper vedere, e solo coloro che riescono a ridestarsi dal sonno con la forza della loro volontà possono darci una rotta da seguire.
Questo penso vada al di là del bene e del male, è una scelta che definisce in quale schieramento ognuno di noi si vuole porre: vivere realmente o farlo solo per formalità. Sorprendentemente semplice eppure così tremendamente difficile.
I quattro album prodotti in studio di CCCP sono:
1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età (1985, Attack Punk Records)
Socialismo e barbarie (1987, Virgin Records)
Canzoni, preghiere, danze del II millennio Sezione Europa (1989, Virgin Records)
Epica Etica Etnica Pathos (1990, Virgin Records)
Il gruppo si scioglie ufficialmente il 3 Ottobre 1990, il giorno della riunificazione tedesca.