Elisa: L’anima vola – una maturità da comprendere

L’Anima vola” è l’ultima ed attesissima fatica discografica di Elisa Toffoli, che non pubblicava un album di soli inediti dal 2009, anno dell’uscita di “Heart”.

La sua uscita, prevista per gennaio 2013 e rinviata prima a settembre e poi ad ottobre a causa della seconda gravidanza della cantante, ha portato in tre settimane al disco di platino (più di 60000 copie vendute), un successo che trova ragion d’essere nelle grandi aspettative riposte nell’album, innanzitutto perché si tratta del primo interamente in italiano, ma soprattutto perché anticipato dalla pubblicazione di “Django Unchained” di Tarantino (nelle sale italiane a gennaio 2013), della cui colonna sonora fa parte la meravigliosa  “Ancora qui”, composta da Ennio Morricone, con testo e voce di Elisa.

Aspettative forse troppo alte. Nonostante i testi siano fortemente comunicativi, densi e diversi tra loro per tema, la musica tende invece a seguire un percorso apparentemente predefinito e già conosciuto: leggere sperimentazioni di ritmica si accompagnano ad un arrangiamento energico –ma non originale- di chitarre e pianoforte, alleggerito dal forte uso di cori e modulazioni in pieno stile Toffoli; non sorprende e non commuove come era invece successo sempre, anche se su piani diversi, con tutti gli album precedenti, se non nel caso di “Ancora qui”, che si è però dimostrata un’arma a doppio taglio: la sua bellezza carezzevole ha creato aspettative degne di nota, inizialmente onorate dall’uscita del singolo “L’Anima vola”, ma deluse dall’album nel complesso.

La ripetitività degli arrangiamenti e la necessità di un ascolto attento per poter cogliere la profondità dei testi svuota la gran parte dei pezzi del loro potenziale (con le dovute eccezioni, specialmente tra le collaborazioni): non restano impressi, soprattutto se confrontati con brani del calibro di “Anche se non trovi le parole”, “Ti vorrei sollevare” (Heart, 2009) o “Luce” (vincitrice di Sanremo 2001), che si sono conquistati un posto nella storia della musica italiana contemporanea.

Entrando nel dettaglio, “L’Anima vola” presenta due facce: una, responsabile del successo delle vendite e dell’omonimo tour, ricca di fruttuose collaborazioni e di significati; l’altra, quasi a svolgere una funzione di riempitivo della prima, orecchiabile ma priva del grande trasporto caro ai fan di Elisa.

Lontano da qui appartiene sicuramente alla seconda: apre l’album con un coro decisamente commerciale e manca di un ritornello abbastanza forte da convincere subito l’ascoltatore. Il testo, incentrato sulla voglia di evadere da una vita limitante, merita, ma è oscurato dall’arrangiamento.

Pagina bianca: idem, con qualche miglioramento dal punto di vista del ritornello, che però si riduce ad un arrangiamento temporaneamente più accattivante.

Un filo di seta negli abissi segna l’inizio della ripresa dopo un esordio stentato. L’aggiunta dei sonagli alla batteria e un uso sapiente dei cori restituiscono originalità all’arrangiamento, che accompagna perfettamente un testo sulle difficoltà di un rapporto. Un ottimo pezzo, se considerato all’interno del melodico italiano.

L’anima vola: disco di platino come singolo estratto, segna il culmine dell’album omonimo; la comparsa degli archi a supporto di un sospirato leggero vengono progressivamente sostituiti dalla carica di un ritornello efficace e in costante crescita, sia dal punto di vista musicale che di testo, quest’ultimo di un livello decisamente superiore rispetto ai pezzi precedenti.

Maledetto labirinto fa da cuscinetto tra “L’anima vola” ed “E scopro cos’è la felicità”: stesso discorso della prima traccia, né più né meno. Lo stesso vale per “Specchio riflesso”, traccia numero 8, che presenta anche qualche inconsistenza tra testo e musica: i sopracitati esperimenti ritmici possono risultare, all’orecchio meno attento, in un apparente imprecisione di metrica.

E scopro cos’è la felicità apre il blocco delle collaborazioni. Il testo, scritto da Tiziano Ferro e ispirato alla relazione tra Elisa e sua figlia Emma, apre a sua volta il blocco dei brani sul tema della maternità; la musica, di Elisa, avvolge gradualmente e inchioda al brano l’ascoltatore, nonostante la prima strofa possa dare l’impressione di una melodia banale.

A modo tuo è l’unico esempio di pura interpretazione all’interno dell’album. Il brano è infatti interamente opera di Luciano Ligabue, e non a caso richiama vagamente le sonorità de “Gli ostacoli del cuore”, seppur incentrandosi sul tema del rapporto genitore-figlio: il risultato è una canzone toccante e completa.

Segue, dopo Specchio riflessoAncora qui, pezzo forte dell’album assieme a “L’anima vola”. Elisa si dimostra ancora una volta un’ottima interprete, sia come cantante che come autrice, e la fusione del testo alla musica di Morricone, accompagnata da un’esecuzione vocale nel complesso delicata ma struggente al momento giusto, è così perfetta da sembrare il risultato di un lavoro individuale. Un pezzo memorabile, commovente, probabilmente il più sorprendente dell’album.

Non fa niente ormai, ultimo brano del filone della maternità, è una ballata lenta, basata ancora una volta su un ottimo utilizzo dei cori. La flebilità della melodia e dell’interpretazione vocale supportano perfettamente un testo sulle difficoltà e la necessità di adattarsi continuamente nella vita di una madre.

Ecco che, ultima traccia del brano, segna un ritorno netto alla vecchia Elisa, che mescola un sospirato delicato alla pienezza delle lunghe note del ritornello; uno stile che ricorda, assieme alla tendenza della melodia di mantenersi alta, “Ti vorrei sollevare”: si nota quindi la firma di Giuliano Sangiorgi, co-autore del pezzo.

L’anima vola, quindi, è un album di alti e bassi, profondo ma non immediato, da ascoltare con attenzione e voglia di indagare aldilà della semplice melodia dei suoi brani: in media, merita sicuramente un 7,5.