FINALMENTE QUALCOSA SI MUOVE: PAGELLE SERATA COVER SANREMO2017

Voti ottenuti dalla media ponderata delle valutazioni (in decimi) espresse dagli inviati sul posto

Mea culpa: ero a mangiarmi una pizza, mi sono pezzo i giovani. Vi prego, non lapidatemi con i vostri commenti, anche se lo fareste a ragione.

Ho passato il giorno murato in sala stampa, avevo bisogno di energie, la cameriera era lenta, pioveva, le cavallette…

Ma ora ci sono, quindi iniziamo la mia serata preferita del Festival, la progressiva demolizione dei classici della musica italiana ad opera del plotone di esecuzione canora dei supposti “big” in competizione, il trionfo della cacofonia sul classico: la serata delle cover.

Arrivo in sala stampa col coro dell’Antoniano, a stento trattengo una piccola lacrima di commozione sulle note delle epiche gesta del piccolo cosacco PoPof.

Chiara – Diamante          6.5

Pagani alle corde e gia’ non vedo ne’ sento altro. Ci tengo qui a specificare che, personalmente, quanto mi aspetto tutti gli anni dalla serata cover e’ la “rivisitazione” e, perche’ no, il virtuoso riarrangiamento del pezzo originale, e non una serie di mere piatte riproposizioni. Qui Chiara e’ piatta quanto l’arrangiamento in cui, in effetti, l’unico vero (enorme) diamante e’ la performance di Pagani.

Un lavoretto buono, ma fine qui.

Ermal Meta – Amara terra mia                8-

Ottima idea, del cantante albanese, di scegliere questo pezzo questa sera. Ermal mi piace, sebbene il pezzo Sanremese di quest’anno non sia riuscito ad entusiasmare il resto della nostra troupe sul posto. Ottima prova vocale, non mi aspettavo certo fino a questo punto. Una nenia dall’interpretazione sentita e piena.
Enorme, straziante, sublime.

Lodovica Comello – Le mille bolle blu                   5

Violetta stai bene attenta: se mi distruggi Mina salgo sul palco e sono grandi calci in bocca.

All’inizio la voce sbanda qua e la, poi si scalda ma senza esaltare. Arrangiamento frizzante ma in linea con l’originale: non osa (che forse e’ meglio vista l’interprete, ma non apprezzo). I ballerini sul palco sono una tamarrata.

Al Bano – Preghero’                      5+

Un figo, speriamo si sia finalmente ripreso. Attacco senza pretese, la voce sembra non esserci piu’, o per lo meno non essere piu’ quella a cui eravamo abituati. Certo la degenza e’ un fattore da considerarsi ma, come temevamo, Al Bano non e’ del tutto in grado di reggere questo festival e i segni di cedimento sono evidenti. Bello il solo di chitarra, difficile il resto, viziato da una performance canora traballante. Il finale e’ un gradevole canto del cigno.

Fiorella Mannoia – Sempre e per sempre            7-

E’ difficile ormai esprimere un giudizio di qualunque tipo sulla Mannoia, durante questa edizione, senza rischiare di essere linciati dal resto dei colleghi della stampa, che ormai a lei innalzano simulacri crisoelefantini lungo tutta la riviera. Mi limitero’ a dire che la performance canora, in linea con quelle della fulva, e’ impeccabile. Un’interprete ottima, un pezzo gradevole che non eccede in nessuna direzione, dall’arrangiamento sobrio.

Alessio Bernabei – Un giorno credi                        4-

Bennato e’ il mio personal Jesus, quindi Diar Giekko sta camminando su un campo minato questa sera. Non sopporto sti cantantuccoli che sembra soffrano mentre cantano, con voci forzatamente calde. Il riarrangiamento non e’ malissimo, e’ vero, ma la voce mi e’ realmente insopportabile, almeno quanto il divetto.RIDATEMI LA COVER AD OPERA DEL MAESTRO GIGI D’AGOSTINO.

Paola Turci – Un’ emozione da poco      7/8

Avanti, fammi godere. Sublime fin dalle primissime battute, profonda e grintosa, ma questo mai eccessivamente. Unico appunto: si poteva tentare forse un azzardo piu’ graffiato, ma dopo tutto la Turci e’ perfetta cosi’.

Gigi D’Alessio – L’ immensita’                  6-

L’attacco e’ molto sotto le aspettative ma proseguendo la situazione sembra migliorare. Di innovazione, come ci si poteva benissimo aspettare, pressocche’ nulla, a parte una percepibile fretta. Forse era da studiare meglio la ritmica. Ottimo l’intermezzo al pianoforte, elegante e inatteso, che fa guadagnare qualche punto al tutto, insieme al gol finale in zona Cesarini.

Francesco Gabbani – Susanna                  7+

Scelta coraggiosa, un Celentano nuovo e non classico. In pastello, arriva col chitarrino (punti), su una base, per lo meno, ben riarrangiata. Si muove sempre come un branzino appena tirato in barca, cosa che mi infastidisce, ma va detto che nell’interpretazione ci mette molto del suo: bravo Francesco, e’ cosi’ che si fa una cover!

Marco Masini – Signor tenente                8

Speriamo che l’interprete riesca, almeno in parte, con la cover a rimediare al polpettone lisergico portato come brano in gara. Ottimo il ritmo, splendido. Buono l’arrangiamento e gradevole lo sposalizio con la voce ruvida ma controllata anche quando alzata. Grinta ben gestita, prova ampiamente superata.

Michele Zarrillo – Se tu non torni                          6.5

Anche Zarrillo, in termini di reinterpretazione musicale, preferisce palesemente non arrischiarsela piu’ di tanto. Piacevole e dignitosa performance canora ma, certamente, il confronto con Bose’ non regge e dubito superera’, anche in sede di giudizio ponderato, la sufficienza politica.

Elodie – Quando finisce un amore                         7+

E’ riuscita a fare del pezzo di Cocciante un brano suo, rendendosi presente nell’interpretazione, personalizzandola a sufficienza. Splendida voce profonda, ottima esecuzione.

Samuel – Ho difeso il mio amore                           6.5

A me la voce di Samuel piace a giorni, oggi siamo tendenzialmente in buona (nonostante la E torinese). Interpretazione piena di pathos dallo strumentale pienotto, nonostante la partenza sotto tono. Bravo anche lui.

Sergio Sylvestre – Vorrei la pelle nera                  non qualificabile            

Siamo innanzi alla prova del 9: le speranze sono altissime. Il gigante sale sul palco con i Soul System, purtroppo la voce pero’ all’inizio non si sente benissimo. Quando alza le cose vanno decisamente meglio.

Interessante lo sposalizio con il gruppo co-protagonista. Purtroppo, forse complice l’emozione, Sergio sbaglia il tempo ad una certa e i Soul System gli vanno dietro nel fuori tempo, e’ un attimo a tirarsi dietro il tutto nel disastro totale e la bocciatura totale e’ ormai tristemente inevitabile.
Peccato, peccato, peccato.

 Fabrizio Moro – La leva calcistica della classe ’68                           6/7

Che voce splendida, Fabrizio Moro. Che pezzo splendido che ha scelto, poi. Pero’ torniamo al discorso “innovare”: cosa fa questo pezzo piu’ dell’originale di De Gregori? Nulla. E’ un peccato, resta ad ogni modo un’interpretazione notevolissima.

Michele Bravi – La stagione dell’amore               7.5

Francesco Battiato, Dio onnipotente. Inizia a cappella, l’orchestra attacca progressivamente, dopo un piccolo errorino ritmico iniziale quasi impercettibile. Gradevole riarrangiamento a tratti un pelo Coldplay.

Scelta difficilotta a livello di impostazione ritmica, ma ben affrontata con un’impostazione metrica matura e, si sente, ben ponderata. Bravo.