LE ONDE DEL DESTINO, DI LARS VON TRIER – DIO FRA EROS E THANATOS

Lars Von Trier, controverso regista danese, non smette mai di far parlare di sé. La  sua ultima opera, Nymphomaniac, ha scatenato un dibattito molto acceso nel pubblico; chi lo tacciava di misoginia, chi considerava il suo film come pornografia gratuita, chi invece riteneva che il suo sguardo sul mondo, spietato e senza filtri, avesse dato un taglio innovativo e illuminante sul tema trattato. Insomma, nel caso di Von Trier il detto “O lo ami, o lo odi” è decisamente calzante.

Tuttavia, non si può negare che il suo cinema abbia un valore artistico rilevante. Provocatorio, destabilizzante, violento e disturbante, il cinema del regista danese ha portato un forte movimento di rottura nel cinema contemporaneo, seguendo i dettami del manifesto di un’avanguardia da lui stesso sottoscritto (quella del Dogma 95) volto a “purificare” i film da ogni artificio e prediligendo una regia spoglia ed essenziale.

Le tematiche di Von Trier, spesso estremizzate per provocare una forte reazione emotiva e morale da parte di chi guarda, spaziano dall’umano e il divino, viaggiando fra cielo e terra senza lasciare scampo ad ogni possibile contraddizione di entrambi.

Le sue sono storie di donne e uomini persi, dall’insita crudeltà o dalla spiazzante ingenuità, imprigionati da un dolore o dall’incapacità di seguire le regole di un mondo ostile, destinati a compiere un viaggio di dannazione o di espiazione fino ad una conclusione che lascerà solo vinti e mai vincitori.

Breaking The Waves, quinto film del regista, racconta la storia di una donna vittima della sua fragilità e della sua innocenza, in una Scozia fredda e inospitale oppressa dalla presenza di una fede cieca e violenta, un Dio che sa solo punire e mai perdonare.

Tess, giovane scozzese dalla psiche molto fragile, si sposa con Jan (uno straniero che lavora su di una piattaforma petrolifera) contro il volere della comunità religiosa di cui fa parte. Quando il marito, vittima di un incidente sul lavoro, rimarrà paralizzato, la giovane affronterà un lungo cammino di espiazione autoimposto che la porterà a  tradire sé stessa con azioni che la trascineranno in un baratro senza uscita, osteggiata ed umiliata dalla comunità.

Sin dall’inizio, il film ci mette in intimo contatto con i sentimenti e le sensazioni della protagonista, la quale ci coinvolge nella sua vita tramite sguardi in macchina che tradiscono la sua giovane e ignara leggerezza, una dolcezza delirante che causerà in chi guarda, man mano che la storia procede sullo schermo, una vuota sensazione di impotenza.

Tess è dentro di noi, ci obbliga ad assistere alla sua caduta costringendoci a guardare senza poter intervenire. La vediamo felice ed incosciente durante il matrimonio con Jan, ebbra di vita e di promesse di felicità, perdere la sua preziosa verginità con impazienza infantile. Gli anziani membri del consiglio partecipano alla celebrazione della coppia con ostile indifferenza, tutto si svolge con distacco e freddezza.

Solo l’amore fisico e sensuale dei due neo sposi infiammano le scene seguenti, per poi spegnersi con violenza al momento della partenza di Jan per la piattaforma, classico espediente delle sceneggiature di Von Trier, che riporta lo spettatore alla realtà crudele dei fatti.

Tess vive nell’attesa del suo amore lontano, attirando lo sdegno e le critiche della sua famiglia (compresa la sua amica Dot, forestiera moglie di suo fratello, morto poco prima) la quale considera scandaloso il suo abbandonarsi ai sentimenti. Solo quando verrà a sapere dell’incidente di Jan inizierà il suo Purgatorio; la malattia dell’uomo è spietata e non concede sconti o tenerezza.

La loro complicità è un ricordo lontano, che Tess custodisce come un talismano contro l’incomprensione degli altri e la crudeltà del fato. La fragile psiche della ragazza subisce l’ennesimo colpo, e la sua psicosi esplode in una schizofrenia feroce che la porterà ad auto punirsi acconsentendo alle perverse fantasie del marito infermo.

Tess inizierà a concedersi a sconosciuti, aggrappata al pensiero delirante che con il suo sacrificio aiuterà la regressione della malattia di Jan. L’uomo, l’unico personaggio del film privo di giudizi e cattiveria nei confronti della ragazza, cederà all’egoismo portando la sua giovane moglie alla perdizione, sperando così di allontanarla da lui, in un gioco perverso di soddisfazione egoistica e di feroci sensi di colpa.

Tess, guidata da Dio (con il quale parlerà per tutta la durata del film, modificando la propria voce ed interpretandolo nei suoi soliloqui) condannerà se stessa al rifiuto sociale e morale, nel disperato tentativo di salvare colui che le aveva promesso una vita diversa.

L’epilogo sarà devastante, senza salvezza o redenzione per i vivi; le campane che compariranno in cielo nell’ultima scena, sotto lo sguardo incredulo di Jan ormai guarito, sottolineano l’innocenza perduta e l’inutile sacrificio di un’anima semplice.

Von Trier scava a fondo nel dualismo della fede con una storia di sacrificio femminile (tema su cui ritornerà spesso), di ottusità del potere e di un’umanità portata allo stremo dal dolore cieco e incomprensibile.

Il Dio ritratto in Breaking  The Waves è crudele e irreprensibile, un padre padrone per l’instabile protagonista, la quale lo eleva a Super Io destinando a lui tutte le sue decisioni. Una fede dannosa e irrazionale, che non porta alla salvazione ma alla totale perdizione di se stessi e del senso stesso dell’esistenza.

Il sottile confine fra amore e morte, libero arbitrio e imposizione religiosa, egoismo e altruismo permea tutta la pellicola, instillando il seme del dubbio nello spettatore, il quale facilmente si troverà a dubitare del suo giudizio, piombando in un confuso e doloroso stordimento.

Un film impegnativo e ricco di sfumature, capace di suscitare numerose interpretazioni, destinate a cambiare con il tempo e l’esperienza di ciascuno. Come tutti i film di Von Trier, intriga e rapisce, spiazza e scandalizza, sedimentando nell’animo dei più sensibili un senso di quasi piacevole inadeguatezza che non li abbandonerà facilmente.