LEGEND – ASCESA E TRAMONTO DEI GEMELLI KRAY

Londra, 9 Maggio 1968: i gemelli Ronald e Reginald Kray (interpretati nel film da un eccellente Tom Hardy) vengono arrestati dalla polizia in virtù di svariati capi d’accusa, tra i quali spiccano quelli per rapina a mano armata, estorsione, aggressione violenta, omicidio. In buona sostanza, sono due gangster.

Eppure pochi anni prima erano apparsi in televisione, sulla BBC, il canale televisivo inglese per eccellenza, intervistati e riveriti come due vere e proprie celebrità. Ma è questo che furono, i gemelli Kray, due celebrità della malavita londinese, e, come tutti i grandi malavitosi, si credevano padroni dell’intera città.

E, in un certo senso, lo erano.

Ma erano anche una vera e propria leggenda, avvolta in un’atmosfera nebulosa ed incerta, in cui ogni aneddoto si regge in equilibrio precario sulla linea sottile che separa verità e menzogna.

Legend”, il nuovo film di Brian Helgeland, ci racconta l’ascesa al potere di Ronnie e Reggie, come i due venivano chiamati nel loro quartiere d’origine, l’East End, passando attraverso tutti i loro successi e fallimenti, negli “affari” come nella vita privata.

Il film ricorre sin dalla prima scena alla voce narrante di Frances Shea (Emily Browning), sorella dell’autista di Reginald, con la quale quest’ultimo intreccia una relazione sentimentale fin dal principio della vicenda: il contrasto tra le aspirazioni criminali di Reggie e il tentativo di Frances di trascorrere con lui una vita onesta è infatti uno dei tratti ricorrenti della pellicola, nonché forse l’elemento principale per comprendere appieno il carattere di uno dei due protagonisti.

La narrazione inizia quasi in medias res: Reginald è in libertà e gestisce un locale nell’East End, mentre Ronald è detenuto in un ospedale psichiatrico, dopo una perizia che l’ha ritenuto mentalmente instabile durante un processo per aggressione violenta.

I gemelli Kray sono dunque una realtà già affermata nell’ambiente dell’East End, nonostante i loro affari siano, per così dire, ancora in scala ridotta.

Ciò che appare chiaro nella prima parte del film è che i due non potrebbero essere più diversi tra loro: Reggie è affascinante, dai modi garbati e gentili, bello e spigliato, impossibile dunque stupirsi del fatto che fosse uno degli uomini più rispettati dell’East End.

Nonostante sia evidentemente un gangster, preferisce definire se stesso come un semplice imprenditore che ama il proprio lavoro e si gode i soldi ed il rispetto che possono scaturire dalla gestione di un locale di successo.

Al contrario Ronald è violento, rigido, un presunto paranoide schizofrenico sempre pronto ad esplodere, sospettoso soprattutto nei confronti di Leslie Payne (David Thewlis), gestore delle transazioni economiche dei due fratelli, con il quale spesso ha energiche discussioni.

Ron Kray was a one-man London mob. Bloodthirsty, illogical, but funny as well. Reggie was different. Once in a lifetime do you find a street fighting man like Reg. Believe me when I say it took a lot of love for me to hate him the way I do.”

(Frances Shea)

A questo proposito, una menzione speciale dal punto di vista recitativo va senza dubbio a Tom Hardy, assoluto protagonista della pellicola, magistrale interprete di due caratteri così differenti come quelli dei gemelli Kray, entrambi perfettamente connotati nelle loro particolarità, tanto da far dimenticare allo spettatore che i due personaggi sono interpretati dalla stessa persona.

Scelta di casting dunque ineccepibile quella che ha messo le redini della pellicola nelle salde mani dell’attore inglese, perfettamente a suo agio nei due ruoli, e sempre adatto ai cambi di tono della narrazione.

Dopo la partecipazione come protagonista a Mad Max: Fury Road di George Miller, e la nomination agli Oscar per il ruolo dell’antagonista Fitzgerald in Revenant – Redivivo di Alejandro G. Inarritu, Tom Hardy dimostra ancora una volta di sapere decisamente il fatto suo.

La trama del film è poi un crudo resoconto della vicenda dei due fratelli, tratteggiata attraverso i rapporti con alcuni esponenti della mafia d’oltreoceano, i continui contrasti con la gang rivale che contende loro il quartiere, gli sforzi di Scotland Yard (come sempre impietosamente derisa nei suoi fallimenti) per incastrare i Kray, in un crescendo di deleteria e autodistruttiva violenza, tanto consapevole di se stessa quanto inevitabilmente inarrestabile.

Ciò che più spicca all’interno del film è la caratterizzazione dei due protagonisti attraverso gli instabili rapporti reciproci, nonché l’analisi della relazione sentimentale tra Reggie e Frances: un amore senza dubbio genuino e sentito da entrambi, ma ostacolato dall’ascendente continuo che la pulsione criminale esercita su Reginald, principalmente tramite le azioni poco razionali del fratello, che troppo spesso lo portano a trascurare la promessa fatta a Frances di “rigare dritto”.

Sentimento che assume particolare rilievo oltre all’amore, è inoltre la gelosia di Ronald nei confronti della cognata, in una continua tensione che porta entrambi a reclamare per sé le attenzioni di Reggie, che a tratti sembra davvero convinto dall’idea di abbandonare la criminalità per godersi una normale relazione con la moglie.

La storia dei Kray ritratta nel film assume dunque i tratti tipici delle classiche gangster stories, dapprima tratteggiando un ruolo modesto dei protagonisti nella criminalità, poi descrivendo la loro repentina ascesa alle vette della malavita londinese, grazie a eventi fortuiti, scandali politici, raggiri economici, fino all’esplosione definitiva della situazione, che causa l’inevitabile crollo del castello di carte costruito durante tutta la pellicola.

Legend è un film dai tratti classici, un vero e proprio gangster movie, che unisce la giusta dose di archetipi del genere ad una narrazione che alterna splendidamente leggerezza e drammaticità, grazie anche all’eccellente opera di Helgeland, ottimo alla regia e anche alla sceneggiatura.

Il film regge bene la durata, e la prova attoriale risulta assolutamente convincente, sia da parte di Emily Browning nel ruolo di Frances, che di Colin Morgan nel ruolo di suo fratello, l’autista Frank, oltre naturalmente ad Hardy ed ai più esperti David Thewlis e Chazz Palminteri (nel ruolo del mafioso italoamericano Angelo Bruno).

Un ulteriore pregio si può ritrovare anche nell’accurata ricostruzione storica della Londra degli anni Sessanta, una Londra dei bassifondi, della povera gente, ma anche dei casinò e dei nightclub, in cui ricchi aristocratici e criminali si intrecciano in una corsa perversa a chi spreca più rapidamente il proprio patrimonio.

Aristocrats and criminals have a lot in common. They’re both selfish, get bored easily, and have access to wads of cash they didn’t have to work honestly to get. The topper, neither have any interest in burgeois rules or morality. Put it all together with roulette wheels? A stunning recipe for success.”

(Frances Shea)

La speculazione mafiosa dei gemelli Kray si inserisce proprio all’interno dei meccanismi di questa corsa, raggiungendo una notorietà leggendaria, fatta di aneddoti incerti, crimini mai provati dalle autorità, voci di quartiere che ne dipingevano il carattere in modo diverso a seconda della provenienza.

Azzeccata dunque, in quest’ottica, la scelta di affidare la narrazione ad un personaggio volutamente escluso dagli affari malavitosi dei Kray, e dunque in possesso di un’idea non del tutto chiara di ciò di cui i gemelli realmente si occupavano, perlomeno inizialmente.

Tratto dal libro “The Profession of Violence: the Rise and Fall of the Kray Twins”, scritto nel 1972 da John PearsonLegend è in generale un ottimo film, perfettamente equilibrato in modo da soddisfare ugualmente sia gli amanti del genere vero e proprio, sia gli spettatori meno appassionati. Un appuntamento al cinema assolutamente da non perdere.