LO SPAVENTAPASSERI – AL PACINO E GENE HACKMAN IN UN FILM ON THE ROAD

Ho un figlio a Detroit. Non so se sia maschio o se sia femmina. Allora ho comprato una lampada. Così andrà bene in tutti e due i casi.

Queste sono le parole di Al Pacino nel film Lo Spaventapasseri. Correva l’anno 1972, il signor Al Pacino è l’attore dell’anno, da interprete emergente è diventato una promessa grazie all’immenso Francis Ford Coppola che ne Il padrino gli fa interpretare Michael Corleone.

L’anno prima lo vediamo in Panico a Needles Park, film destinato a diventare un cult con la C maiuscola in brevissimo, una pellicola atroce che lo vede indossare i panni di un tossicodipendente.

Ambientato in una New York abbandonata dall’uomo e da Dio  e diretto da Jerry Schatzberg, Panico a Needles Park ancora oggi è un pugno allo stomaco in cui una serie di belle intuizioni del regista (fra cui la sequenza di scene crude sulle iniezioni di eroina) gli garantirono un posto fra i big.

Il regista Jerry Schatzberg tornerà a lavorare con Pacino in un altro grande film: Lo Spaventapasseri – Scarecrow. Ad affiancare Al Pacino un grandissimo Gene Hackman che in quest’opera ne è il protagonista ed aveva alle spalle un premio Oscar ottenuto grazie ad un certo Friedkin per lo strabiliante The French Connection.

Ma non perdiamoci troppo in chiacchiere e andiamo dritti al sodo

Lo Spaventapasseri uscì nelle sale di New York l’11 Aprile del 1973 e vinse la Palma d’Oro a Cannes ex aequo con Un uomo da affittare, diventando un vero cult, amatissimo dai critici di tutto il mondo e apprezzato dal pubblico.

Se dovessi sintetizzare l’opera in poche, pochissime parole, direi che Scarecrow è un viaggio on the road, è l’amicizia virile fra due personaggi abbattuti dalla vita, un film fatto di promesse non mantenute ed impossibili riconciliazioni.

Ma con questo direi tutto e niente. La trama ruota attorno ai personaggi interpretati da Pacino ed Hackman. Dopo aver scontato sei anni di reclusione in carcere, Max (Gene Hackman) intende trasferirsi a Pittsburgh ove vorrebbe aprire un autolavaggio  e rifarsi una vita.

Messosi in viaggio conosce lungo la strada un certo Francis (Al Pacino), un vagabondo che si guadagnerà la fiducia del burbero Max grazie alla sua gentilezza ed al suo stato d’animo frizzante.

Francis, detto Lion, è alla ricerca della fidanzata che ha abbandonato anni prima dalla quale ha avuto un figlio che non ha mai conosciuto. Non sa neppure se il figlio sia maschio o femmina ma per non presentarsi a mani vuote gli/le ha comperato una lampada.

Capite? Una lampada, così, per andare sul sicuro, non conoscendo il sesso. I due si trovano, sono due opposti che si attraggono (nei primi minuti di film c’è dell’attrito ma poi tutto passa), uniscono le loro forze e si mettono in cammino insieme. Max i suoi problemi li risolve a pugni, Francis invece con il sorriso. Ed è Francis a spiegarci il titolo del film:

“La sai la storia dello spaventapasseri? Li spaventa i passeri secondo te? Ti assicuro che non gli fa paura. I passeri ridono e dicono quello è uno a posto. Con la gente non c’è mica bisogno di fare a botte. Basta farla ridere”

I due si trovano e viaggiano, ma hanno un obiettivo comune: aprire un autolavaggio a Pittsburgh. In realtà l’idea è di Max, che l’ha progettata nei minimi dettagli durante il soggiorno in prigione, e Francis è felice di entrare nel progetto, ma qualcosa va storto.

Dopo un po’ di strada, passaggi rimediati facendo l’autostop alla buona, il duo si ferma a Denver dove Max va a trovare la sua ex fidanzata e, paradossalmente, rimorchia l’amica. Le cose però non procedono per il verso giusto e prendono una brutta piega: i due amici sono coinvolti in una rissa e spediti in carcere.

Il comportamento che Max aveva nei confronti di Francis cambia, per un po’ Francis sembra trovare il suo equilibrio all’interno del mondo carcerario ma è solo un illusione: infatti subisce delle violenze da un carcerato che si era invaghito di lui.

Max fa di tutto per stargli vicino e lo vendica pestando il galeotto. Una volta usciti decidono di dirigersi a casa dell’ex fiamma di Francis dove l’uomo avrebbe dovuto conoscere il figlio ma prima di arrivare Francis decide di farle una telefonata.

Il finale del film è qualcosa di tremendo, è un pugno allo stomaco. Nel finale esplode tutto il dolore di un uomo che per anni ha aspettato di vedere il figlio, ha atteso quel momento fino alla fine ma quest’attesa, i desideri e le aspettative di Francis vengono cancellate da una telefonata.

Il personaggio di Al Pacino cambia. Non è più così felice, non è più tenero ed incantato. Francis si trasforma, impazzisce.

Lo spaventapasseri non fu solo un passo importante per la carriera di Pacino, fu anche l’inizio di un’amicizia con la famiglia di Hackman. Sul set del film, infatti, conosce un musicista: il fratello di Gene, Richard.

Durante le riprese del film, Pacino fa di tutto per mantenere una promessa: quella di suonare con lui. Con Richard iniziò ad esibirsi in diversi nightclub, suonavano a tarda sera e continuavano fino alle quattro del mattino.. e il giorno dopo si svegliavano per andare a lavoro, noncurante degli stressanti ritmi di lavoro sul set.

Sul set invece niente, Pacino e Gene Hackman non legarono. Avendo caratteri completamenti diversi, non litigavano ma non comunicavano neppure. È un film meraviglioso che andrebbe fatto vedere alle nuove generazioni di cinefili.