RICHARD BENSON, UN DADAISTA? – ASCESA/DECLINO/DECLINANTEASCESA : L’ INFERNO DEI VIVI

– QUEL CHE FU – 

di – SIMONE FIORENTINO

Di Richard Philiph Henry John Benson è difficile raccontare qualcosa senza cadere in un grossolano errore o in una imprecisione. A proposito della sua particolarissima esistenza tutto è abbastanza incerto, compresa la data di nascita e, fino a poco tempo fa, il luogo in cui avvenne.

Wikipedia la data nel 1955, altre fonti la retrodatano al 1947, ma di una cosa siamo sicuri: Richard Benson è stato un’influente figura dell’underground prima progressive, poi glam e metal per quasi tre decenni.

Com’è quindi possibile che un personaggio, per quanto discusso e spesso controverso, si sia trasformato in uno zimbello dello web, dileggiato da quelli che dovrebbero essere i suoi fan? Andiamo con ordine.

Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli ’70 Richard Benson suona in moltissime gruppi prog rock, il più noto dei quali sono i Buon vecchio Charlie, con cui inciderà un unico album omonimo uscito nel 1972, ancora oggi facilmente reperibile in internet.

Negli stessi anni collabora prima con la Rai, poi fonda e scrive per il giornale musicale Super Sound. In questi stessi anni scrive ed interpreta un’opera teatrale dal nome Skizzona e per tutta la metà degli anni ’70 lo troviamo attivo come produttore, cantautore e presentatore di molte trasmissioni sulle reti regionali del Lazio, che lo rendono sempre più conosciuto.

Questi sono gli anni in cui nasce e conduce Ottava Nota, forse il suo programma più di culto, con l’obiettivo di diffondere generi ed artisti inediti sul territorio italiano.

Gli anni ’80 sono quelli della consacrazione per Richard, partecipa a svariati film e produzioni televisive, oltre che occuparsi della produzioni dei dischi di Fabio Mariani e Rodolfo Maltese, notissimi chitarristi italiani.

Nella seconda metà degli anni ’80 Richard si converte definitivamente all’heavy metal, attratto dallo stile di Van Halen, ed inizia a studiare come solista Metal. Continua a produrre per GDC ed RCA, partecipa a vari programmi sulla televisione nazionale (Quelli della notte di Renzo Arbore e Fantastico di Pippo Baudo solo per dirne alcuni) ed è in questi anni che si cementa l’amicizia di Richard con Yngwie Malmsteen.

La prima metà degli anni ’90 per Richard continua con la spinta della sua attività nel decennio precedente, escono in questo periodo le sue notissime VHS contenenti corsi per migliorare la propria tecnica con la chitarra.

Nel 1996 attraverso un sondaggio della rivista “Chitarre” Benson viene eletto miglior chitarrista Metal italiano, anche se è proprio in questo periodo che possiamo dire qualcosa inizi a incrinarsi nella carriera di Richard.

Inizia ad esibirsi infatti in show sempre più trasgressivi, conditi da violenza più o meno reale e pornostar come Milly D’Abbraccio. Nel 1999 esce quello che fino ad ora era il suo ultimo album in studio: “Madre Tortura”, disco molto più vicino a un ambiente mistico-esoterico che a quello realmente Heavy Metal.

Ci ritroviamo un’altra volta in una situazione in cui la cronologia è discussa. Alcune fonti indicano 2000, altre 2001, ma siamo comunque nel momento cruciale della vita di Benson: Richard cade da Ponte Sisto a Roma ed è costretto ad una lunga riabilitazione.

I motivi sono ancora sconosciuti, ma molto probabilmente si sarebbe trattato di un tentativo di suicidio, qualcuno dice per debiti, altri sostengono sia dovuto al fatto che Benson, a causa di un’artrite, stesse perdendo la capacità di suonare. Di una cosa siamo però certi: da quel momento Richard non sarà più lo stesso.

Agli inizi degli anni 2000 riesce ancora a creare qualcosa, come la trasmissione Cocktail Micidiale, ma il declino è inesorabile. Richard così ingrassa, le sue parrucche, dovute alla calvizie, diventano sempre più evidenti, mentre i suoi concerti diventano sempre meno d’intrattenimento ed il pubblico inizia ad insultarlo senza pietà.

Dal 2003 in poi, da quel “Natale del Male” che in fretta lo renderà uno dei primi meme di internet in Italia, Benson subisce un sempre più umiliante declino, che si accompagna all’aumento delle dimensioni stratosferiche delle falsità che racconta nelle sue trasmissioni.

Nonostante tutte le controversie che attraversano la storia di questo personaggio Richard rimane un uomo dall’incredibile cultura musicale che ha saputo educare musicalmente, attraverso le sue numerosissime trasmissioni televisive, intere generazioni di romani, diventando rapidamente il simbolo di un mondo che, artisticamente parlando, non esiste più.

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– MORì E FU SEPOLTO, E IL TERZO GIORNO… –

di – GIUSEPPE ORIGO

Lo spietato mondo della rete, lanternino e amplificatore dello schifo, poco ci mette ad etichettare il nuovo Benson, grasso e molle anziano capellone dai discorsi deliranti e artisticamente ormai incapace, alfiere dello Schifo in Musica: rapidamente le performance live si trasformano da concerti a orge di degrado accompagnate da lanci di cibo e schifezze in direzione del palco, un ‘intifada compartecipata di gallinacei e fluidi misti rivolta al relitto umano e alla sua cetacica accompagnatrice (e poi Signora) Ester Esposito avvolti da una rete per polli.

Degrado, schifo, sfascio sono ormai tutto ciò che Benson sembra in grado di poter offrire a un pubblico che di ciò è comunque effettivamente affamato e avido.

Tutto cambia però nel 2015 quando accade qualcosa che ha dell’assurdo:

“(…) sono felicissimo di aver prodotto il nuovo disco del mio idolo per eccellenza, oltre Lou Reed, al di là di Syd Barrett, più di Jimi Hendrix: Richard Benson. (…) Sono felice perché molti si renderanno conto del grandissimo talento di questo artista, sin troppo frainteso in questi anni. Sono stato testimone della sua grandezza e del suo immenso talento, e sono convinto che chi ascolterà il disco rimarrà molto sorpreso dalle qualità vocali e chitarristiche di Richard”

Con queste parole, che ad un ragionamento anche di superficie potrebbero aver del delirante, Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino annuncia la produzione di “L’inferno dei Vivi” per l’etichetta torinese  INRI Records, casa che annovera nel proprio roster, tra gli altri, i Linea 77, Levante, Cyborgs, Bianco e Foxhounds.

Zampaglione produce Benson: esatto, avete capito benissimo.

Una manovra che di per se potrebbe sembrare dettata da forme di delirio e psicosi piuttosto che da una scelta ponderata…

…e invece…

Nei primi di Aprile esce “I Nani“, primo singolo dell’ album e la manovra del Tiromancino diventa lapalissiana.

Il brano è bello, inaspettatamente bello: Zampaglione prende un vecchio e inascoltabile pezzo di Benson e lo riarrangia con un riff di chitarra tanto semplice quanto efficace e martellante, non ignorante ma anzi scolasticamente fedele a una tradizione rock che sembrava ormai dimenticata.

Il tutto è accompagnato dallo squallore della voce biascicante frasi sconnesse del frontman e, tocco di fino, dall’ inquietante e ossimorica accoppiata ritmico/melodica di quella che sembra essere una drum machine Bontempi da 15 euro con nientepopòdimmenoché un Organetto Hammond (per giunta utilizzato fedelmente agli insegnamenti di John Lord).

Zampaglione è un GENIO e la sua manovra si scopre, lampante e cristallina: prendere un inquietante figuro borderline ma dal colossale potenziale virale e, SENZA DESATURARLO DEL SUO ESSER GIULLARE E RIFIUTO, produrlo per pochi spiccioli.

Benson guadagna un album ben fatto, perchè il Tiromancino di musica ne sa a vagoni (ne è dimostrazione l’arrangiamento de “I Nani”);

Zampaglione guadagna un Return On Investment colossale, perchè Benson fa talmente schifo da esser popolare (ne è dimostrazione il numero di ascolti e download da youtube e da altre piattaforme net in una sola settimana de “I Nani”);

Il pubblico guadagna un pezzo nel complesso interessante: per l’appunto “i Nani”.

Il delirio di un malato urlato contro la sua stessa paura ed ossessione scandito da un ritmo rock serrato e incalzante ben arrangiato ma non dimentico, per l’appunto, del suo stesso degrado che esplode verso la fine del pezzo in un assolo dadaista che è solo un insieme di note irreplicabile sputate a casaccio da una chitarra percossa da dita artritiche ormai inabili a ogni qualsivoglia tecnicismo: UN CAPOLAVORO.

Il Benson di oggi, quello scelto dal geniale e furbo Zampaglione, è la perfetta sintesi del morto vivente in musica: un cadavere musicale in piena putrefazione preso da un abilissimo dottor Frankenstein e perfettamente rianimato, ma comunque un musicale cadavere in piena putrefazione, che è poi quello che la folla innanzi al palco morbosamente vuole.

PRESENTATORE: Illustri colleghi, signore und signori. Stasera ho il piacere und privilege di voi presentare un uomo cui sua famiglia una volta ha avuto grande fama und grande infamia. Und ora posso voi presentare Doktor Baron Friedrick von Frankenstein.

FRANKENSTEIN: Stimati colleghi scienziati… ziati… E neurochirurghi. Signore, signori. Alcune settimane fa, dopo essermi basato in molti anni di professione su tradizioni conservatrici e sulla realtà scientifica, come chiunque di voi, ho iniziato un esperimento di… io stesso esito a menzionarlo, di rianimazione di tessuti morti.

Ciò che ho da offrirvi potrebbe rappresentare la chiave dell’immortalità. Signore e signori, lasciate che vi presenti, per il vostro piacere intellettuale e filosofico… la creatura!

 

[Frankenstein Junior – Mel Brooks (1974)]