Giornata ghiotta il terzo appuntamento della Milano Fashion Week: sfilano brand attesissimi da stampa e gente del settore. Bando agli indugi, entriamo subito nel vivo:
Anna Molinari sembra voler attirare nuove fasce di pubblico con la nuova collezione Blumarine: lo streetwear si intreccia con il romanticismo e le rose irrinunciabili per la stilista. Il risultato è una sfilata più pragmatica rispetto al passato, ma ancoratissima alla sua estetica romantica, femminile e morbida.
Dubito qualcuno si aspettasse qualcosa di diverso, Blumarine non è mai stato un trendsetter, ma ha la sua fetta di affezionati. I tessuti sono leggeri, i colori delicati, i geometrismi e le stravaganze tenuti con le briglie. Qualche accenno di metallizzato, righe verticali colorate, immancabile floreale.
Molinari gioca con trasparenze, il vedo-non-vedo, il color carne, le incrostazioni di applicazioni, gli abiti lunghi. L’idea generale è di già visto: lo sforzo di portare il brand con i piedi per terra è evidente, ma sembra andare in sollucchero citando sé stessa. I colori sono il nero, bianco neve, il rosa cipria, blu, incarnato prugna, salmone, rosso aranciato, antracite.
Terrigna la collezione Emporio Armani, una suggestiva ed esotica ventata d’aria fresca. Colori ambrati già visti in Ferretti, qui i riferimenti alle terre lontane si fanno più sottili. Armani ispira nei dettagli, la sua suggestione viene sussurrata più che mostrata.
Troviamo monospalla che ricordano un sarong, completi inappuntabili che qui virano sul rosa salmone chiaro, tenné o terra di siena, poi diventano sbarazzini in versione rosa baby con short. I tessuti sono materici, gradevolmente ondulati come dune di sabbia, o morbidi e volatili come fiori di tarassaco.
Splendidi i capispalla, classici con stampa paisley o in shangtung lucido come l’acciaio, spiritosi i motivi floreali. Gioielli d’ispirazione tribale qui resi algidi, puliti e laccati fino a sfociare nell’immaginario futuristico. Irrinunciabile il grigio antracite, abbinato a cardo, grigio acciaio e castagno scuro.
I colori della terra sono già un trend di questa stagione. Lo riconferma Uma Wang che porta in passerella delle novelle Demetra avvolte in drappi castano chiaro, ocra, mogano con dettagli blu notte.
Gli abiti sono morbidi, tondeggianti e flessuosi come nuvole sulle quali si adagiano motivi decorativi che sfumano fino al melange. Bellissimi gli abiti origami color panna, impreziositi da un effetto macro-gessato nocciola, i broccati argento e le divise da kendo.
Nostalgica e di ispirazione marinara, Sportmax intinge in un’estetica anni ’60 questa collezione che profuma di mare e vacanza. Onnipresente il blu navy, poi bianco, corallo, mandarino e nero. Le linee sono semplici, lineari, essenziali, descivono tubini al ginocchio o svolazzanti longuette, scolli a giro e maniche kimono.
Compaiono spacchi, bluse rigide come corsetti, cinture obi, scamiciati così leggeri da sembrare prendisole. Notevoli le salopette con macro-fibbie, i drappeggi a rete e i passanti per cinture a oblò.
Etro è leggerezza e poesia: Veronica Etro ha dato vita a pantaloni palazzo in morbida seta, abiti lunghi, gonne longuette e sopra il ginocchio impreziositi da balze, ricami e microstampe dai riflessi argento.
Trovano grande respiro le trasparenze e i tessuti impalpabili, i colori polverosi che ricordano i film di Annaud sulla colonizzazione cinese anni ’30. Gli orientalismi non mancano: giacche cinesi floreali, abiti-casacca e scolli kimono.
Fanno da contrappunto abiti di ispirazione coloniale con rouches, balze, manica palloncino e vita impero, con qualche citazione est europea.
I colori sono pesca, rosa cipria, oro antico, blu polvere, verde olivina.
Debutta il giovane Arthur Arbesser alla guida di Iceberg per una tabula rasa. La maison torna alle origini rifugiandosi nello sportswear e vestiti casual, grafiche accattivanti e colori brillanti. Troviamo gonne portafoglio, dolcevita, costine, bomber in tessuto tecnico, spolverini e polo con chiusure a laccio.
Le fantasie sono geometriche ed essenziali: maxi-righe, quadretti e optical; i colori sono carta da zucchero, rosso aranciato, blu navy, lavanda, giallo canarino e argento. Tra gli accessori troviamo cappelli da pescatore e pratiche borse a tracolla.
Sorprendente Marco de Vincenzo, dominatore della giornata di venerdì: estro creativo a piene mani dove il cyber incontra il romanticismo, passando per il fetish, pelle metallizzata e georgette increspata.
Gli abitini da cocktail una rivelazione, con i ferretti disposti strategicamente per dare una rilevanza caricaturale al seno, poi troviamo capi spalla di stoffa tagliata a frangia che sembrano pellicce leggere come l’aria e bellissime stampe gradiente.
Disegni piazzati con elementi giapponesi stilizzati, gonne a ruota con frange, gonne a pieghe da kendo con stampe giapponesi incrociate a patchwork, optical su gonne a tubo. I colori sono lavanda, argento, latte menta, corallo, bianco ottico, giallo oro, borgogna.
Le donne Tod’s sono primule rosse che viaggiano tutto l’anno: tailleur pantalone rivisitati in chiave pratica, gonne con chiusura a sacco, tagli al laser, mocassini piumati, borse da viaggio e ovviamente pelletteria che trova nuove espressioni oltre ai capisaldi.
Troviamo gonne a ruota in pelle tagliata a laser effetto pizzo, pantaloni in nappa o suede color rubino, giacche college ancora scamosciate blu royal. La camiceria presenta balze da gitana e chiusure asimmetrica, color fiordaliso, abbinate a splendidi scamiciati con maniche svasate. Altri colori sono bianco ottico e bianco fumo, nero, argento, grigio tortora, incarnato prugna.
Lorenzo Serafini porta in Philosophy delle hippy anni ’60 in chiave romantica: floreale anche qui, pare non se ne possa fare a meno. Il floreale di Serafini è in micro-stampa o monocolore con sfumati acquerello, abbinato con pizzi, ricami e rouches.
Troviamo scamiciati trasparenti aperti fino all’ombelico rivelando top lolita, hot pants con corsetti di pizzo, salopette rivisitate che scivolano nel caricaturale, camiceria talmente crivellata di pizzi, ricami, davantini e piegoline da sembrare viennette, come ricavate da vecchi corredi.
L’ispirazione ai camicioni da notte country è evidente, seguiti poi da giacconi di mucca pezzata con frange da cowgirl, bustini da Dolly Parton portati a vista, abbottonature strettissime da mormone. Meh.
Le sirenette di Aigner portano l’equivalente in stoffa del comfort food: abiti leggeri, impalpabili, morbidi, larghi, il tutto reso interessante da colori corallo, turchese, celeste, che richiamano il mondo sottomarino sfumando in superfici cangianti.
Le trasparenze rendono la collezione sensuale, la georgette si alterna al macramè cesellato nelle forme di stelle marine, alghe e coralli. Il tono della sfilata è leggero, naif, come se delle bambine giocassero con i vestiti, troviamo abiti maschili che diventano leggeri e graziosi affiancati a dettagli oro.
Versace ci tiene a restare un marchio giovane, modellando la propia immagine attorno a modelle come Gigi Hadid e Mariacarla Boscono a rappresentare una donna moderna e fiera.
L’ispirazione è rock, dove l’abito lungo si pregia di uno spacco vertiginoso e il corto diventa imperativo: miniabiti, hot pants, top trasparenti e tessuti mesh, sandali con maxi-fibbia un po’ volgarotti.
Capispalla e tailleur sono anni ’40 di taglio militare, richiamano le Ilse e le Grete dei torture porn anni ’70, complici i tronchetti open toe con plateau.
Ancora, micro-top a fascia, stelline militari portate come bijoux, cinturoni elastici, stampe combat mischiate con animalier, sovrapposte o con effetti patchwork. Maxi bag e sahariane contribuiscono a rendere la donna Versace forte, combattiva: la sfilata viene cavalcata da fiere amazzoni metropolitane.