UN TUFFO NEL PATTUME – UN DECALOGO HORROR TRASH

Capita spesso di ritrovarsi a parlare, magari al bar con gli amici, dei film visti e da vedere e sovente, al bar, difficilmente si elucubra sui massimi sistemi, se non dopo la giusta dose di bicchieri, preferendo scadere nel triviale; magari non nella volgarità più gretta, ma di sicuro tono, registro e argomenti si abbassano rispetto a quando si è davanti al confessore.

È questo il clima che porta a scambiarsi titoli di dubbio gusto (su questo ci torneremo) tutti accomunati dal mantra “quel brutto che piace”. Film che alla fin fine divertono per le loro manchevolezze, più o meno volute, e tanto più osannati quanto più brutti. Non si prendano queste righe come un rimprovero, tutt’altro, ma servono da necessaria premessa.

Da una delle conversazioni di cui sopra, la quale verteva sui film horror trash, nasce il catalogo che segue (si noti come alcuni titoli giochino sulle variazioni sul tema di aree semantiche affini).

Preso atto del crescente interesse che si è sviluppato intorno al tema dei film-spazzatura nei cinefili, può essere utile questo piccolo vademecum critico.

Monsturd (2003) – di Dan West, Rick Popko

Già dal finissimo gioco di parole che è il titolo si può comprendere la caratura dell’opera. Un evaso entra in contatto con alcune sostanze fuoriuscite da un laboratorio e, avvenendo il contatto in una fogna, diventa il “mostro-escremento”.

Questi si palesa quando si tira lo sciacquone e uccide senza pietà. Non mancano anche i messaggi minacciosi scritti sugli specchi del bagno. Come al solito sarà la natura a mettere una pezza agli errori dell’uomo e così il mostro viene sconfitto dagli animali: divorato dalle mosche. Film poverissimo, poca spesa tanta resa.

Zombie ass (2011) – di Noburo Iguchi

Un dottore pazzo si intrattiene in esperimenti con parassiti alieni giganti che trasformano la gente in zombie. Questi sbucano dalle latrine, lasciano sterco e hanno dei vermoni che escono dal posteriore.

Aerofagia, rifiuti organici di ogni tipo e le solite turbe sessuali nipponiche. Due momenti altissimi sono quando la protagonista utilizza i propri gas come un jet pack e quando la regina dei mostri viene sconfitta con un clistere. Poco rispetto al totale, ma dovrebbe rendere l’idea. È più imbarazzante per chi scrive che per chi legge.

Dead sushi (2012) – di Noburo Iguchi

Si comincia con l’ambito culinario e ritorna il nostro caro (tra l’altro si potrebbero citare molte altre sue pellicole trash, ma rimaniamo su quelle più horror) con questa commedia splatter, nella quale un impiegato di una casa farmaceutica crea in sostanza il sushi antropofago.

Molte arti marziali, molto sangue che sprizza, qualche seno scoperto e pesci assassini, ma c’è anche spazio per i buoni sentimenti. Nota: è anche una storia di formazione, in quanto la protagonista all’inizio della vicenda non sa fare il sushi, mentre alla fine sarà l’unica in grado di preparare il sushi antropofago.

The stuff (1985) – di Larry Cohen

Due minatori scoprono un giacimento di questa sostanza sostanza e ne fanno un dessert che ha un successo enorme. Crea però una fortissima dipendenza, senza contare che mangia gli organi interni e prende possesso delle persone. Tutto sommato un film sensato, che porta anche violente critiche sociali, ma il gelato è la cosa che fa meno paura al mondo.

Per rimanere nell’ambito alimentare si posso ancora citare L’attacco dei pomodori assassini con tutti i suoi seguiti, oppure The gingerdead man, anch’esso con seguiti annessi. Anche se esula dal cibo deve essere citato Evil bong.

Passando al tema del sesso si possono citare film come Denti, One-eyed monster o Killer condom, quest’ultimo della casa di produzione Troma, vera e propria fucina di film trash, come testimoniano anche la serie di The toxic avenger e di Sgt. Kabukiman N.Y.P.D.

Le notti erotiche dei morti viventi (1980) e Porno holocaust (1981) – di Joe D’Amato

Questi due film facenti parte del periodo erotico-esotico sono forse quelli che segnano maggiormente il passo nella carriera di D’Amato, essendo commistioni tra il genere che il regista aveva curato fino a quel momento (l’horror) e quello che avrebbe curato di lì a poco (il porno).

Sono film strani, insufficienti sia per essere horror che per essere porno. Ci si trova comunque davanti ad interessanti esperimenti.

Incubo sulla città contaminata (1980) – Umberto Lenzi

Classico film di epidemie/radiazioni che rendono le persone simili a zombie. Dagli evidenti limiti tecnici è però stato recentemente rivalutato, soprattutto grazie ad alcuni estimatori celebri quali Tarantino e Rodriguez.

Paganini horror (1989) – di Luigi Cozzi

Si dice che Paganini avesse accettato di vendere l’anima al diavolo pur di eccellere nella sua arte. Da questa leggenda prende avvio la vicenda, nella quale una band di ragazze cerca di seguire le orme del grande violinista evocando il diavolo e diventando famose e poi succede il finimondo.

Film che strizza l’occhio allo stile di Argento, ma che fallisce miseramente non riuscendo (cosa che invece riuscì ad Argento) a sopperire la mancanza di budget e di effetti speciali con una buona sceneggiatura ed una regia convincete. Apprezzabili comunque la lama che esce dal violino e la maschera orrenda, senza contare il twist finale. Ah, a proposito di Argento, nel cast c’è anche Daria Nicolodi.

La croce dalle sette pietre – Il lupo mannaro contro la camorra (1987) – Marco Antonio Andolfi

Un film girato praticamente senza budget e si vede. Un capolavoro.

Yeti – Il gigante del XX secolo (1977) – di Gianfranco Parolini

Il trailer è più che sufficiente.

Il trash è un gusto di recente formazione, tutto e profondamente post-moderno, un modo di fruire l’opera profondamente mediato dall’ironia e privato dell’ingenuità e dell’innocenza (parafrasando Eco) con le quali ci si accosta all’opera in ottica moderna.

Credo che il post-moderno non sia una tendenza circoscriivibile cronologicamente, ma una categoria spirituale, o meglio un Kunstwollen, un modo di operare” (Eco).

È il punto di vista da fruitori smaliziati, ironici e post-moderni che fa apprezzare la parodia al ribasso e l’estetica del brutto e che permette di unire nella categoria di trash film che sono tra loro molto diversi.

La genesi di Zombie ass e Le notti erotiche dei morti viventi è diametralmente opposta: il primo segue il solco delle commedie horror demenziali, le quali fanno a gara a chi scade maggiormente e letteralmente nella merda, sono film divertenti, ma vuoti, il secondo era un pugno in faccia ai tabù, alle ritrosie e ai pruriti borghesi, un vero e proprio shock.

Si veda Incubo sulla città contaminata, ha effetti speciali pessimi, non aveva un budget milionario, ma è sicuramente un film che ci prova. Insomma, esiste il trash, ma bisogna comunque distinguere tra organico e plastica.