DAL POST-IMPRESSIONISMO ALL’ASTRATTISMO: COLORE E LUCE ALLA GRAN GUARDIA DI VERONA

Seurat, Van Gogh, Mondrian; il Post-impressionismo in Europa. Questo è il nome della mostra ospitata in anteprima europea al Palazzo della Gran Guardia a Verona, dal 28 Ottobre 2015 e prorogata fino al 28 Marzo 2016.

Qui sono esposte settanta opere collezionate da Helene Kröller-Müller, moglie di un ricco industriale olandese e fondatrice dell’omonimo museo di Otterlo, che ha acquistato la maggior parte delle opere tra il 1907 e il 1922. Tra gli artisti presenti in questa mostra troviamo Seurat, Signac, Van Rysselberge, Luce, Van Gogh, Mondrian e molti altri.

Le locandine sparse per tutta la città mostrano il volto di Van Gogh nel suo Autoritratto, e questo potrebbe inizialmente fuorviare. L’esposizione infatti non è incentrata su un singolo artista, bensì su un percorso preciso, ovvero quello che alla fine dell’Ottocento ha portato il Post-impressionismo a diventare Astrattismo: da Seurat alle opere di Mondrian, passando attraverso i lavori di altri grandi esponenti delle Avanguardie.

La chiave di lettura della mostra sta nelle interpretazioni diverse e personali inerenti allaluce e al colore, a seconda del movimento artistico e alle reciproche influenze fra i pittori dell’epoca, e di quanto questi due elementi siano stati determinanti e importanti, di come questi siano progressivamente cambiati durante i pochi decenni che hanno determinato lo sviluppo delle diverse correnti artistiche.

L’esposizione si apre con un confronto sulla pittura di fine Ottocento: Realismo, Puntinismo, Divisionismo e altre correnti generate dal Post-impressionismo, tutte caratterizzate dalla forte presenza di elementi paesaggistici naturali riprodotti en plein air, ai quali è dedicata particolare attenzione per la loro declinazione nel tempo.

I temi pittorici spaziano tra scene di lavoro e di vita quotidiana, paesaggi marini e paesaggi industriali, interni borghesi e nudi femminili, città e campagna.

Questi movimenti utilizzano per la prima volta tecniche rivoluzionarie e innovative, applicando così nuovi metodi di indagine della realtà: gli artisti, ormai stanchi dell’approccio realista, ricercano la poesia, ed è così che il colore viene diviso dalle pennellate, date secondo fitte picchiettature, rendendo così le composizioni più luminose e brillanti, in quanto questa tecnica riesce a catturare la luce naturale e i suoi riflessi con tutta la sua forza, senza però risultare accecante, ottenendo così un effetto visivo mai sperimentato prima.

Un approfondimento interessante riguardante il colore analizza i nuovi pigmenti introdotti, da quelli in tubetto a quelli sintetici e più saturi per una resa migliore della luce.

Circa cinquant’anni prima Chevreul, con il suo trattato La legge del contrasto simultaneo dei colori, individua diversi tipi di contrasti, che verranno ripresi dagli artisti fino a costituire il fondamento di questo movimento artistico, e spalancando le porte alla nuova stagione sperimentale: nel Post-impressionismo infatti, si approfondisce anche la ricerca scientifica delle leggi fisiche che determinano il colore e di come l’occhio umano rileva le tinte, con studi sulla percezione ottica e la persistenza retinica, e attraverso parallelismi con altre discipline come la fotografia.

La luce e il colore sono mezzi di espressione, e quando non bastano vengono adattati e adeguati ai bisogni dell’artista secondo quello che vuole esprimere, attraverso una rielaborazione autonoma e personale; già con Signac, che rifiuta la definizione di puntinismo, i punti si fanno più grandi e le pennellate più lunghe.

Particolarmente interessante è un angolo dedicato al confronto delle opere di Vijilbrief e un suo amico, entrambi pittori divisionisti; questi due artisti, davanti allo stesso paesaggio visto dalla medesima prospettiva, hanno realizzato due tele molto diverse per tecniche e modalità di realizzazione a seconda della loro interpretazione personale, nonostante il soggetto pittorico fosse  per l’appunto identico.

Una corrente parallela che si sviluppa negli stessi anni è quella del Simbolismo, che non accetta la realtà del mondo per come si presenta, ma per come questa viene percepita, ritornando così a temi mistici e religiosi.

Ma è il contributo che dà Van Gogh al colore a essere decisivo; contemporaneo al Puntinismo e al Simbolismo, è colpito dal dinamismo di Parigi, dove si interessa alle tecniche correnti rielaborandole e interpretandole alla ricerca della sua autonomia espressiva.

L’intensa drammaticità ed espressività delle sue opere è resa con forti colpi di pennello carichi di colore, quasi a sembrare che il tubetto sia stato spremuto direttamente sulla tela, e restituiscono a pieno la sua personale visione del mondo. I suoi quadri sono coinvolgenti, si può riconoscere ogni pennellata caratterizzata da grumi pastosi, che invece di moltiplicarsi come faceva Seurat, Van Gogh tende a staccare.

Tra le opere esposte, oltre al famoso Autoritratto, sono presenti Il seminatore e Paesaggio con fasci di grano e luna che sorge. Ma il passaggio progressivo all’Astrattismo avviene al diradarsi dei puntini e delle pennellate, che invece si ingrandiscono.

Ed è così che Mondrian, dopo una giovanile sperimentazione delle tecniche divisioniste, compie con lucidità e determinazione il passaggio all’Astrattismo: si sgancia dalla realtà adottando per le sue opere titoli come Composizione, che denotano una presa di visione del mondo razionale, riducendo così le sue tele a linee solo verticali e orizzontali, matematiche e geometriche.

Come si può vedere appunto in Composizione II, Mondrian abbandona definitivamente la base della   rappresentazione realistica e naturalistica, nonostante il disegno della tela fosse stato molto probabilmente ispirato da un albero.

Il passaggio al foglio bianco con i riquadri campiti di colori primari, avviene con Composizione con rosso, giallo e blu, in cui l’artista, oltre al bianco e al nero, utilizza esclusivamente i tre colori primari: essi sono alla base di tutti i colori, e questo concetto rende la composizione intellettuale.

Stili che sono diversi tra loro, dunque, anche in modo radicale, ma accomunati dal desiderio di sperimentare con forme e colori, e il cui processo di ricerca ed evoluzione è reso in modo magistrale dalla mostra, che potete visitare alla Gran Guardia di Verona fino al 28 Marzo.