YUME – I SOGNI DI AKIRA KUROSAWA

Yume è uno degli ultimi film di Akira Kurosawa. La pellicola composta da otto episodi si basa su alcuni sogni fatti dal regista. Raggi di sole nella pioggia; Il pescheto; La tormenta; Il tunnel; Corvi; Fuji in rosso; Il demone che piange; ll villaggio dei mulini. Sono questi i titoli degli episodi. I primi cinque scollegati fra loro mentre gli ultimi collegati dal personaggio principale, alter-ego del regista.

Sogni è un’opera realizzata grazie a Steven Spielberg e George Lucas, un’opera influenzata dal cinema di Ozu e quello di Miyazaki, dalle opere di Van Gogh e dalla tradizione nipponica. Il film in questione incontra oriente ed occidente, è una sintesi dei lavori del regista, un artista che ha visto il Giappone cambiare nel corso degli anni.

L’opera è a mio avviso una buona favola ecologica e contro la guerra per alcuni tratti molto vicina allo stile di Miyazaki (vi rimando agli episodi “Il Demone che piange” e a “Il villaggio dei mulini”, anche se a dirla tutta quest’ultimo è molto più vicino a Ozu).

In Yume torna lo stile tipico del regista, semplice ma estremamente spettacolare e la sua capacità di alternare toni lievi e grotteschi ad altri gravi e tragici. In Yume il cinema di Kurosawa è ai suoi massimi eppure non è esente da critiche.

Fondamentalmente troviamo un solo piccolissimo problema, il fatto di avere degli episodi scollegati fra loro che trovano un collegamento unicamente con la comparsa dell’alter-ego del regista. Questa trovata può di fatto apparire un po’ una forzatura, anche se tutto sommato poco toglie alla bellezza dell’opera

Oltretutto la pellicola rappresenta per Kurosawa un espediente atto a suggerire quale via debba seguire l’uomo moderno. Il regista si fa delle domande, come dovrebbe condurre la propria esistenza l’essere umano, e offre una sua personalissima soluzione.

Se si vuole essere felici bisognerebbe fare come gli abitanti del villaggio dell’episodio “Il Villaggio dei mulini” ovvero allontanarsi dal progresso e dalla modernità ritirandosi dalla vita caotica della città per cercare la felicità nelle piccole cose e nella vita agreste.

C’è spazio per un po’ di tutto in Yume, c’è spazio per la critica alla modernità e alla guerra, per il rispetto della natura, per la denuncia al nucleare. Un pizzico di retorica c’è – non dimentichiamoci però che Kurosawa quando si mise alla regia di Yume aveva circa ottanta e settordici anni, quindi i suggerimenti del regista, fossi in voi, li accetterei di buon grado.

Fra i vari episodi che costituiscono il film, quelli che rimarranno nel vostro cuore (così come sono rimasti nel mio) sono di certo: Raggi di sole nella pioggia, Il pescheto, Il tunnel e Corvi..

Raggi di sole nella pioggia ha come protagonista un bambino che rimanda all’infanzia del regista, alle credenze e alla tradizione nipponica. Sta piovendo mentre splende il sole e, come narra un’antica leggenda, è il momento in cui i demoni-volpe celebrano i loro matrimoni.

Il bambino corre a vedere l’evento ma le volpi lo scoprono e la punizione per il giovane è il suicidio. La mamma chiede al figlioletto di andare a chiedere scusa, ma difficilmente sarà perdonato.

Il tunnel invece è di tutt’altro stile, ha un non so che di grottesco, ed ha come protagonista un reduce della seconda guerra mondiale inseguito da un cane kamikaze e dai suoi commilitoni deceduti.

Meno pesante, Corvi ha come ospite straordinario Martin Scorsese nella parte di Vincent Van Gogh. Il protagonista (alter-ego del regista) ammira in un museo alcuni celebri quadri di Van Gogh e si ritrova in uno di essi, alla ricerca del pittore.

Insomma, recuperate questa perla del cinema di Kurosawa, opera imprescindibile del regista nipponico per poesia, visione nonché riflessività.